LAB43 for printing



“Passione laica”

Non essere dalla parte di una parte, ma dalla parte del tutto, implica un’operazione di tipo non concettuale, ma di tipo culturale, che significa intraprendere vie non ordinarie, non razionali, orientate verso l’estraneità assoluta, verso l'imprevisto, che non rientrano nelle norme sociali, giuridiche o in ordini religiosi. Il nobile e sofferente, duro lavoro di ricerca di parametri autentici (l’artista autentico) è una "passione laica" per l'apprendimento della vita come linguaggio e comunicazione, che va a cozzare inevitabilmente con teorie di diligenti impiegati dell’arte (artisti e intellettuali devoti) che a quei parametri ripensano e li valutano con il medesimo intento di delineare i tratti di quella autenticità di cui la stessa storia appare l’inveramento o la negazione.

Organizzare situazioni, per favorire un linguaggio originale, che dialoghi, necessariamente, con l’attualità, all’interno di veri laboratori. Laboratorio come dovrebbe essere - come, in passato, era la bottega - significa improvvisazione collettiva ed è l’unico antidoto per combattere i “tecnici”, impiegati dell’arte, che prediligono perfette e finite soluzioni formali. Costoro hanno difficoltà a relazionarsi all’interno di un laboratorio! Ci sono due o tre classici problemi, che ogni artista incontra nella propria vita. Non basta essere bravissimi con il proprio mezzo comunicativo, occorre, anche, saper andare d’accordo e riuscire a dialogare con l’opera degli altri; non si può essere interamente dogmatici, né ci si può aspettare che tutti capiscano o ci capiscano.

Molti dei miei lavori derivano dall’input che ricevo da alunni, artisti, amici che condividono, in quel frangente, il laboratorio con me, i quali hanno visto nelle mie opere sempre un sacco di roba, che io neanche avrei mai immaginato. Per me si è trattato di una sorta di processo di apprendimento. Alcune persone mi hanno fatto notare che, dall’esperienza laboratoriliberi (situazione che cerco di creare anche nei laboratori dell’Accademia di Belle Arti, dove lavoro) hanno tratto ispirazione per concretizzare, anche in linguaggi espressivi diversi (es. multimediali), le loro idee. Per loro si è trattato di una specie di lezione. In effetti c’è una lezione da apprendere: se sei in grado di provare piacere nel fare qualcosa, nel dedicare la tua vita, o una ragionevole quantità di tempo ed energia, a qualcosa, allora non si può fallire. Non penso che con laboratoriliberi siamo gli unici esempi di questo principio, credo tuttavia che questa esperienza abbia soprattutto a che fare con la capacità di avere sufficiente fede nel tramite. 
In un certo qual modo, l’intera questione è un atto di fede, perché con Stefano Mancini, Max Reid, Federica Montesanto, Claudio Grassetti, Andy Scoot abbiamo deciso di continuare sulla strada intrapresa, anche dopo aver avuto alcune esperienze che chiunque avrebbe normalmente definito “scoraggianti”. La cosa, per noi, si è messa in modo tale, per cui, l’input  ricavato dall' Art's Festival "finding nevermore" Jefferson Waller in Forte Marghera, Venezia è stato comunque positivo, abbastanza da incoraggiarci ad alimentarla, o, perlomeno, da farci ritenere di poter confidare in essa. Visto il nostro scetticismo, pensiamo di rappresentare un caso limite. Ce n’è stato abbastanza, ma mai più che abbastanza.

Paolo Fraternali, Venezia 2014



Andy Scott, Peter Lyell Cullen, Paolo Fraternali, Stefano Mancini, Venezia 2013


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STORIA DEL LAB43 E DEI SUOI PROTAGONISTI

Lab 43 for print nasce nel 2008 a Forte Marghera a Venezia. Esso è il risultato di numerosi anni di  esperienza e di sviluppo.
Il concetto di open studio come uno spazio di ricerca e apprendimento per un linguaggio di comunicazione visiva aggiornato con il nostro tempo e con i tempi, inizia con Paolo Fraternali a Urbino all'interno dei laboratori dell'Accademia Raffello dal 1990 al 1999 chiamato dal Maestro Renato Bruscaglia e dal dott. Giuliano Donini, nell'organizzazione dei corsi internazionali di incisione.
Parallelamente in questo periodo Fraternali imposta una metodologia di ricerca sui grandi formati incisori presso lo studio-bottega di Pier Paolo Calzolari a Fermignano.
Insieme a Stefano Mancini l'open studio si trasferisce negli spazi suggestivi della Corte della Miniera con laboratoriliberi (2007/08), una vecchia miniera ristrutturata e adibita a laboratorio e museo della stampa, ampliando così alla litografia su pietra, lito-offset, tecniche di fotomeccanica e serigrafia.
I due nel 2008 si trasferiscono a Venezia negli spazi di Forte Marghera dove applicano metodologie no-toxic partendo dalla traduzione del "tradizionale".
Insieme a Claudio Grassetti lo studio organizza workshop atti a promuovere la ricerca artistica,  all'aggiornamento delle tecniche tradizionali e allo studio di metodologie in dialogo con i linguaggi di comunicazione visiva contemporanea; offrendo così una formazione di base che allo stesso tempo apre all'innovazione sperimentale restituendo all'incisione la sua funzione di linguaggio espressivo autentico.

L'obbiettivo del Lab 43 for print è quello di offrire una metodologia che sia in armonia con i contenuti dell'immagine di invenzione progettata, incisa e stampata, sottolineando le varie sfaccettature dell'incisione intesa come nucleo energetico: processi planografici (serigrafia e litografia), incisione tradizionale (puntasecca acquaforte xilografia) il tutto attraverso l'utilizzo di metodologie no-toxic; workshop di legatoria del libro d'artista, carta fatta a mano, stampa serigrafica, incisione no-toxic, incisione in grandi formati e litografia.









Paolo Fraternali, pittore e incisore nato a urbino nel 1964 ha Studiato all'Istituto d'Arte di Urbino avendo Loris Gualazzi come insegnante di illustrazione incisione e disegno dal vero e diplomato all'Accademia di Belle Arti avendo Fabio Bertoni, Renato Bruscaglia, Giorgio Bompadre, Sandro Ciriscioli come insegnanti .
Attualmente insegna Tecniche dell'incisione all'Accademia di Belle Arti di Venezia. In passato ha insegnato nelle accademie di Urbino, Macerata, Palermo, Catanzaro, Sassari e Lecce. Dal 1985 al 1995 ha prestato il suo impegno come assistente all'Artista Pier Paolo Calzolari. Dal 1990 al 1999, ha tenuto come docente  i corsi internazionali di incisione all'Accademia Raffaello Urbino. Dal 2007 è stato direttore artistico di "laboratoriliberi".
Paolo è stato membro dell'Associazione Incisori Veneti chiamato da Giorgio Trentin nel 2008, ora garante delle stampe d'arte e documenti che l'Associazione ha donato all'Accademia di Belle Arti di Venezia dopo la scomparsa di Giorgio.

Stefano Mancini (b. 1971, Perugia) si è diplomato all'istituto d'Arte di Fano in decorazione pittorica e successivamente all'Accademia di belle Arti di Urbino in Pittura. Attualmente insegna litografia e xilografia all'Accademia di belle Arti di Venezia.
Dal 2011 collabora con la ditta Attitudine Forma di Torino per l'allestimento di opere d'arte contemporanea presso musei veneziani. Ha collaborato all'allestimento del padiglione giapponese alla Biennale 2011 e lavorato all'interno del museo di Ca' Corner della Regina (Fondazione Prada) a Venezia, per l'allestimento e la manutenzione di oltre 50 opere di autori come Pino Pascali, Charles Ray, Damien Hirst, Jeff Koons, Lo Savio, Enrico Castellani, Alberto Burri, Andy Warhol.
E' stato direttore artistico di Laboratorio Libero 43 Se(n)z. Armi dal 2009, sotto il patrocinio del Concilio Europeo Dell'Arte. Dal 2006 al 2009 ha diretto i laboratori della Museum Graphia di Urbino.



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